CONSIDERAZIONI NOTTURNE DI UN 60ENNE+

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CONSIDERAZIONI NOTTURNE DI UN 60ENNE+

Noi 60enni+ possiamo ritenerci, per certi versi, dei fortunati. Stiamo vivendo a cavallo di due secoli. Periodo di grande trasformazione. Grandi evoluzioni industriali, tecnologiche, grandi cambiamenti sociali, etici, morali. Dagli anni cinquanta del secolo scorso ad oggi i mutamenti sono stati tanti, forse anche troppi.

Noi 60enni+ siamo nati con la televisione in bianco e nero, con solo due canali e che per cambiare canale o alzare/abbassare il volume ci si doveva alzare e andare all’apparecchio. Siamo quelli della generazione del gettone telefonico, quelli che per parlare con la morosa (ammesso che la morosa avesse il telefono in casa) cercavamo una cabina telefonica, la più nascosta possibile, inserivamo il gettone, facevamo il numero e alla risposta pigiavamo il bottone per farlo scendere ed aprire la comunicazione altrimenti la morosa non ci sentiva. Siamo quelli della Fiat 500, che per metterla in moto dovevamo “tirare” la leva dell’aria e per cambiare dovevamo fare la famosa “doppietta”, altrimenti il cambio “grattava”. Siamo quelli che gli bastava poco per essere felici e ciò che volevamo dire agli amici ed ai meno amici lo dicevamo in faccia; “vis à vis”. Siamo una generazione sincera e forse anche un po’ ingenua.

Oggi è tutto cambiato! Abbiamo le “Smart tv”, televisori intelligenti, gli parli persino. Gli dici su quale delle migliaia di canali disponibili sintonizzarsi, con che volume, gli chiedi di collegarsi ad Internet, altra rivoluzionaria diavoleria, insomma non hai bisogno di alzarti, fai tutto dalla poltrona comodamente spaparanzato. Allo stesso modo con il telefono, o meglio, lo smartphone, altra creatura intelligente, manca solo che ti fa il caffè e siamo a posto. Per non parlare delle auto, basta un “ehi…” portami a Milano, alla velocità di 120Km orari e prendi l’autostrada, ed ecco che la macchina va, (fra un po’ non ci sarà neanche bisogno di guidarla) ed essa, mi verrebbe di dire ella, ti porta dove tu gli hai chiesto/ordinato, senza bisogno di aprire l’aria o fare la “doppietta”. Adesso le cose non le diciamo più in faccia ma lo diciamo attraverso i “social”, altra bella invenzione; ti metti dietro uno schermo, con una tastiera, come sto facendo io in questo momento e scrivi quello che vuoi a chi vuoi e farlo sapere a tutti, se lo desideri. A tutto ciò, devo dire con sincerità che, noi 60enni+, ci siamo abituati facilmente, piacevolmente ed amorevolmente.

Ma siamo anche quelli della generazione cui hanno insegnato che al mondo esistono più razze umane. Persone fisiognomicamente diverse: bianchi, neri, con gli occhi a mandorla, e così via. Esseri umani benché diversi nell’aspetto fisico uguali sotto il profilo umano. Così come quelli che, per qualche ignoto motivo, la natura li ha creati “diversi”; menomati fisici, o mentali. O magari, sempre per ignoti motivi, li ha creati “diversi” sotto il profilo delle preferenze sessuali. Questi erano accettati come gli altri, come quelli definiti “normali”. Magari un menomato fisico non avrebbe mai fatto l’atleta, il muratore o l’agricoltore, ma magari avrebbe fatto l’intellettuale, l’insegnante universitario, il ministro, così come un menomato mentale non avrebbe fatto l’intellettuale o il ministro ma avrebbe fatto il muratore o l’agricoltore. I froci e le lesbiche, o se vogliamo usare un termine medico, un omosessuale, avrebbe fatto la stessa vita sociale come tutti, lasciando le proprie preferenze in fatto di sesso nell’intimità della propria camera da letto.

Siamo la generazione cui hanno insegnato che per fare una Nazione sono necessarie due cose: un territorio con dei confini ben identificati ed un popolo. Ma non un popolo qualsiasi, un popolo che parla la stessa lingua, ha le stese tradizioni e la stessa cultura. Così, questa Nazione, questo Paese con propri confini ed un suo popolo lo si chiamava “Patria”; terra dei padri! Che bella espressione! Ci insegnavano pure che un popolo costituisce una società, con delle regole e che alla base di questa società c’era la famiglia. Famiglia composta da un uomo e da una donna che uniti dal sacro vincolo del matrimonio (religioso per i cattolici o civile per i non cattolici) procreavano, cioè generavano dei figli.

Oggi le cose sono cambiate!

Non esistono più le razze umane. La parola razza, riferita agli esseri umani, è stata eliminata dai vocabolari. Per trovarla ho dovuto riprendere la mia vecchia enciclopedia delle medie. Guai a pronunciare la parola “razza” riferita ad un essere umano, se lo fai sei subito tacciato di fascista, razzista, xenofobo ecc. Salvo poi considerare alcune etnie, come li chiamano adesso, più meritevoli di altre. I razzisti non sono coloro che affermano l’esistenza delle razze umane, ma coloro che perseguono la supremazia di alcuni su gli altri. I menomati, sia fisici sia mentali, ai quali va tutta la mia stima e solidarietà, sono chiamati “diversamente abili”, guai a chiamarli menomati, sei subito additato come fascista, razzista ecc.

Stessa cosa per i froci e le lesbiche; sono gay, trans, bisex, con un acronimo LGBT. Se ad un frocio lo chiami gay va bene, se lo chiami frocio sei un omofobo e magari razzista e fascista.

Siamo arrivati al punto che un Capo di Stato Maggiore della Difesa dichiara pubblicamente che non serve più difendere i confini del Paese. Mi chiedo allora a cosa servono le Forze Armate, a difendere i confini degli altri Paesi? O cosa? Il modo è diventato “un unico Paese”? non sono più un italiano ma un “apolide”? I popoli hanno bisogno di essere governati e chi li governerà? Aboliamo tutti i parlamenti ed eleggiamo(?) un unico governo mondiale? E che lingua parleremo? L’esperanto? Oggi pronunciare la parola Patria è diventato un delitto, sei subito additato come fascista, nazionalista, nazista, insomma un malavitoso della peggior specie, uno da mettere in galera e buttare le chiavi. Come se solo i fascisti o i nazionalisti avessero una Patria, mentre comunisti, socialisti, liberali, dem, laburisti, tor, repubblicani non hanno Patria.

Per non parlare poi di famiglia, di madre, padre. Oggi non si può più chiamare papà il proprio padre e mamma la propria mamma. Una volta si diceva che di mamma c’è n’è una sola. Adesso non c’è n’è neppure una, oppure ce ne sono due, tre... Si è solo genitore 1 e genitore 2. Questo perché nelle coppie omosessuali non è possibile distinguere il papà dalla mamma. Si sposano. Nessun problema se due persone, indipendentemente dal genere, vivono insieme. Ma per essere sposi, genitori, ci vuole ben altro, non è sufficiente l’amore e l’affetto che l’uno prova per l’altro o l’una per l’altra. Non è sufficiente affittare un utero, farsi concepire un figlio per essere genitori. I figli non si comprano, non sono giocattoli con i quali divertirsi a simularsi genitori. Il termine “genitore” significa colui o colei che genera e, francamente, ad oggi l’unione di due uomini o di due donne non può generare.

Quante cose sono cambiate a cavallo di due secoli! Il XX ed il XXI chi l’avrebbe mai detto.

Noi 60enni+ ci siamo adattati all’evoluzione scientifica, tecnologica senza lacuna difficoltà, ma ci siamo adattati al cambiamento (non riesco a chiamarla evoluzione) della società, della morale, dell’etica? Non lo so. Persone di colore, diversamente abili, apolidi, famiglie arcobaleno. Mi sembra tutto così ipocrita.

Usiamo i termini che più gradiamo, lo dico con grande rispetto per tutti, ma un uomo di colore rimane comunque un negro, come un diversamente abile rimane un menomato, un apolide rimane un “senza Patria”, un omosessuale rimane un frocio o una lesbica ed una famiglia arcobaleno rimane, comunque e sempre, un gruppo di persone che vivono insieme.

15/11/2018

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