L’ISIS: L’INFERNO DELLA PORTA ACCANTO.
Da tempo scriviamo che questi non scherzano, che i barbari sono alle porte. Ieri a Tunisi, praticamente il davanzale di casa, l’altro giorno in Francia, e chi ci dice che fra qualche giorno non succederà a Palermo, a Milano o a Roma. Quale miglior occasione dell’EXPO e dell’Anno Santo per fare le peggiori stragi? Eppure ai nostri governanti questi eventi sembrano non preoccuparli.
Quando ci riprendiamo da questo torpore che ci impedisce di vedere l'inferno della porta accanto? Quanti morti dovremo ancora piangere prima di capire che siamo in guerra? che si sta combattendo una guerra senza eserciti? Che niente appare in grado di fermare questa barbarie.
L'inferno è già qui. Siamo proprio sicuri che il nostro vigliacco comportamento, nel prendere le distanze dal giornale satirico “Charlie Hebdo'” o peggio ancora “finanziare” questi assassini, sotto forma di pagamento del riscatto delle due ragazzette, ci fa sentire al riparo rispetto al resto dell’Occidente, oggi più che mai diviso e problematico?
Sempre più spesso ci dicono di non allarmarci, di non dare spazio a chi vuol farci paura. Ci illudiamo che noi Italiani siamo diversi dagli altri occidentali e che questa diversità sarà la nostra salvezza.
Come al solito siamo convinti che con le belle parole, i discorsi celebrativi, i proclami, con il non schierarsi apertamente, il non prendere decisioni serie e metterle in pratica, possa allontanare da noi questi barbari, questi assassini, assetati di sangue occidentale? Ricordiamoci che per loro noi siamo solo dei miscredenti, coloro che vanno nei loro Paesi tentando di imporgli la democrazia, ma che in realtà per loro è rubagli la libertà, almeno così come la intendono.
I barbari utilizzano altri discorsi: la lama alla gola, il kalashnikov, la ferocia. Noi, popolo civile, incapaci di concepire simili atrocità, restiamo imbambolati, incapaci di reagire. Eppure, dovremmo pretendere qualcosa di più dai nostri governanti: una vera presa di coscienza nazionale dei rischi che corriamo ed una posizione chiara ed inequivocabile.
Ricordiamoci: la prossima volta potremmo essere davvero tutti – nostro malgrado – Charlie Hebdo o i visitatori del museo del Bardo.
L'incubo peggiore non è nel sonno in cui si vive, ma nel risveglio.
19/03/2015