GREXIT E RIPERCUSSIONI SULL’EURO-CLUB
In questi giorni non si fa altro che parlare di “Grexit” e di “default” della Grecia. Ovvero dell’uscita della Grecia dall’euro. È un continuo, tutte le trasmissioni televisive, i TG, tutti i quotidiani nazionali, regionali, locali. Tutti parlano solo delle conseguenze che potrebbe avere la Grecia e tutti i Paesi dell’eurozona dall’eventuale fallimento ed uscita della Grecia dall’euro. Sono tanti quelli che si sono improvvisati economisti prevedendo chi sa quale ecatombe. Sono tanti, troppi, quelli che agitano lo spettro del disastro economico della Grecia e di tutti i Paesi dell’euro. Sono terrorizzati e disseminano il panico. Bisognerebbe denunciarli per procurato allarme. La verità è che in questi anni in cui vige l’euro, molti Paesi si sono indebitati per tenere il passo di un’Europa a diverse velocità. Senza contare che nel momento in cui ci fu di stabilire il cambio euro-moneta-corrente-locale, ci furono Paesi che ne hanno tratto benefici, (vds Germania) e Paesi che ne furono penalizzati (vds l’Italia). L’appartenenza a questo “Euro-Club” un po’ particolare costa, e pure parecchio. Ciò ha comportato per i Paesi più deboli a dover contrare dei debiti con la Comunità Europea, con la Banca Centrale Europea, (che è l’unica Banca europea che può stampare carta moneta) e con il Fondo Monetario Internazionale. Debiti che devono essere “onorati”. Ora, la Grecia non ha i fondi per onorare i debiti contratti. Giusto per fare un esempio: una famiglia di modesti impiegati decidono di iscriversi ad un esclusivo Club dove la sola tassa d’iscrizione è uguale a tre mesi di stipendio dei componenti la famiglia e frequentare lo stesso (che so giocare a tennis, andare in piscina, pranzare ecc.) costa più di quanto guadagnano tutti insieme i componenti della famiglia. Ciò comporta la contrazione di debiti con delle banche per continuare a frequentare il club, magari nella speranza che prima o poi si possa guadagnare di più per pagare i debiti e continuare a stare nel club. Quando non si riuscirà più a pagare, la famiglia dichiarerà fallimento con tutte le conseguenze del caso. Ora la Grecia, che appartiene all’euro-club; club piuttosto caro, non può più pagare. (per chi vuol conoscere il costo che sopporta l’Italia per appartenere a questo club, vds: QUI'). Non ha più soldi per onorare i debiti ed un’eventuale “default” e conseguente uscita dall’euro porterebbe a delle conseguenze, che per alcuni Paesi dell’eurozona potrebbero essere anche gravi; ma per il semplice motivo che rischierebbero di non incassare i soldi dei prestiti fatti alla Grecia. la Germania, sicuramente è la più esposta poi la Francia, anch’essa molto esposta, l’Italia ed in maniera minore tutti gli altri Stati che hanno contribuito tramite il Fondo Monetario Internazionale, quello presieduto da Christine Lagarde, a costituire il fondo dal quale sono stati presi i soldi che sono stati prestati alla Grecia. Appare chiaro, quindi, il motivo per cui la Germania, la Francia e l’Italia ed in tono minore anche gli altri Paesi dell’euro auspicano un accordo con la Grecia; per non rimetterci i soldi che le hanno prestato. L’Italia, come dice il ministro Padoan, è esposta per circa 35,9 miliardi di euro. Denaro che in caso di fallimento della Grecia, l’Italia molto probabilmente non riavrebbe più indietro. Ma l’esposizione della Germania è molto più ampia. Le banche tedesche rischierebbero, in qualche caso il fallimento, e questo la “Signora tedesca” non può permetterlo. E se ciò dovesse succedere chiederà che sia l’Unione Europea tutta a farsi carico del fallimento della Grecia, chiedendo i soldi agli italiani, ai francesi, agli spagnoli, ai portoghesi, ecc.. ecco il motivo per cui tutti agitano lo spettro del “salto nel buio” con conseguenze inimmaginabili alle economie dei Paesi dell’Eurozona, facendo capire che fallendo la Grecia il giorno dopo saremmo tutti poveri ed in carestia. Cerchiamo di essere seri e vedere la cosa dal giusto punto di vista. Il popolo greco è ridotto al lastrico proprio perché fa parte dell’Unione europea e dell’euro. L’Euro-club è per Paesi ricchi e la Grecia, come anche l’Italia, la Spagna, il Portogallo, la stessa Francia ecc. non possono permetterselo. Non ci saranno riforme sufficienti a far si che questi Paesi possono diventare più ricchi e poter continuare a restare nel club. Prima o poi il “default” succederà a molti Paesi dell’euro. Solo che più avanti si va e peggio sarà. Ora, i governanti greci devono pensare al loro popolo e non all’Europa. Un’eventuale fallimento della Grecia e conseguente uscita dalla moneta unica non avrà nessuna conseguenza catastrofica come vogliono far credere ai greci e a tutti gli europei dell’euro. La Grecia, come tutti gli altri Paesi del mondo, prima dell’introduzione della moneta unica, aveva una propria moneta che nel sistema monetario internazionale fluttuava come tutte le altre monete; oggi aveva un controvalore nei confronti della lira o del marco o del dollaro, domani questo controvalore poteva variare ed essere migliore o peggiore. I governi interessati facevano le proprie valutazioni ed apportavano le dovute correzioni alla loro politica economica e finanziaria e monetaria. Ricordo che prima, i Paesi dell’euro, ognuno stampava i propri soldi, cosa che non possono più fare. Dopo di che tutto si aggiustava e si continuava come prima se non meglio. Certo all’inizio l’economia ne soffre un po’, soprattutto per l’importazione, ma poi con un cambio favorevole, aumenta l’esportazione con relativo ingresso di valuta pregiata e ripresa dell’economia. I meno giovani ricorderanno quante volte nella vita della lira i governi italiani sono intervenuti per correggere la politica economico-finanziaria e monetaria dell’Italia, anche svalutando la stessa lira per correggere e supportare/sopportare il cambio di valuta. Per i comuni cittadini greci, quelli che vivono di stipendi o di pensione, in caso di ritorno alla dracma non cambierà nulla, sicuramente non potrà andare peggio di come va adesso. Tutto ciò che oggi è in euro domani sarà convertito in dracma. All’inizio ci sarà una svalutazione, certo ed i prodotti importati costeranno di più, ma non quelli locali, se non in minima parte per l’aumento indiretto lungo la filiera di produzione. Ma certamente ne guadagnerà l’industria del turismo, portando in Grecia flotte di turisti attratti dal cambio favorevole. Sicuramente ne guadagnerà l’export greco con l’aumento del fatturato e dell’occupazione. Nel giro di qualche anno il Paese ritornerà a risplendere come e meglio di prima, con buona pace dei filo-ero. L’euro è una moneta artificiale ed artificiosa non supportata da alcuna politica economico-finanziaria e monetaria unica. Ogni Paese adotta la propria politica ma non può stampare valuta. Deve adattarsi alle direttive comuni che mal si attagliano alle esigenze proprie. E’ destinato a fallire. E fallirà. Ma non prima di aver “ingrassato” per bene l’economia tedesca a discapito di tutti gli altri Paesi.
Forza Grecia!
30/06/2015