C'ERA UNA VOLTA

  

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C’ERA UNA VOLTA

 

C’era una volta. Così iniziano tanti racconti e tante favole e così inizio il mio racconto.

 C’era una volta in Italia un sistema di partiti e tanti uomini di governo. Nei cosiddetti anni della prima Repubblica, in Italia esisteva un sistema collaudato di governo, sottogoverno ed opposizione che, nel bene e nel male  hanno ricostruito il Paese distrutto dalla guerra. In maniera molto semplice e non semplicistica, funzionava così. C’era la Democrazia Cristiana, primo partito, posizionato al centro del cosiddetto arco costituzionale. Partito moderato di ispirazione cattolica. Immediatamente alla sua destra si posizionavano il Partito Repubblicano ed il Partito Liberale. Immediatamente alla sua sinistra si collocavano il Partito Socialista ed il Partito Socialdemocratico. All’estrema destra il Movimento Sociale Italiano ed all’estrema sinistra il Partito Comunista Italiano (dal novero sono esclusi partitini tipo PSIUP, Monarchici, ecc.). Come funzionava (allora esisteva il proporzionale puro). La DC, primo partito formava, a seconda dei risultati delle votazioni, il governo, generalmente con i quattro partiti immediatamente vicino PRI, PLI, PSI, PSDI. Così ci sono stati governi formati da pentapartito, quadripartito, raramente tripartitico e a volte in monocolore DC. All’estrema sinistra ovvero, al PCI, toccavano posti di sottogoverno e all’estrema destra, ovvero al MSI, l’opposizione. Si, era proprio così il PCI faceva finta di essere all’opposizione. In realtà lavorando liberamente nel sottobosco si preparava per quello che un giorno doveva essere l’attacco alle Istituzioni, ovvero conquistare il potere (assoluto?). C’erano dei grandi uomini, grandi statisti. A destra c’era il grande Almirante, a sinistra il grande Berlinguer,  al centro c’erano tanti: Moro, Fanfani, Forlani, Andreotti e poi a destra e sinistra, Malagodi, La Malfa Ugo, Spadolini, Craxi. Indipendentemente dalle ideologie, indubbiamente, sono stati grandi uomini di stato. Quando si affrontavano, non demonizzavano l’avversario politico, non lo trasformavano in nemico da abbattere. Era il tempo della tanto vituperata prima repubblica. In quell’epoca, in Italia, si contano più governi che anni. Ma c’era sviluppo, pace sociale. Era il tempo in cui, bene o male il governo nazionale, stabiliva la politica economica-finanziaria. Emetteva moneta. Svalutava o rivalutava la propria moneta a secondo delle necessità. Decideva come impostare la “finanziaria”, come si chiamava allora la legge di stabilità e non la si sottoponeva al parere di alcuno se non del Parlamento Italiano. Così si e andati avanti per circa 10 lustri. Il Paese prosperava. Poi il mondo comincia a cambiare. Nel 1989 crolla il muro di Berlino, nel 1991 si dissolve l’Unione Sovietica. L’anno successivo in Italia si apre la stagione di “mani pulite”. In ambito politico in quegli anni si costituisce un patto di ferro tra i maggiori esponenti politici di governo; nasce il cosiddetto CAF, acronimo che sta per Craxi-Andreotti-Forlani. Asse DC-PSI. Ormai erano anni che la DC ed il PSI governavano il Paese, lasciando poco spazio a tutti gli altri. All’epoca si vociferava un patto tra i tre che avrebbe portato/mantento Craxi a palazzo Chigi, Forlani alla segreteria della DC e Andreotti al Quirinale. Al PCI il ruolo di sottogoverno cominciava a stargli stretto, ritenne che era arrivato il momento di iniziare l’attacco al potere o quantomeno di portarsi sulle  “basi di partenza”. Negli anni di sottogoverno il PCI aveva conquistato e politicizzato molta parte della cultura, molta parte della magistratura e parte degli apparati dello stato. Doveva, quindi, scardinare il CAF, bisognava trovare il “tallone d’Achille” per distruggere quell’alleanza. E così inizia la stagione degli scandali: Gladio, Pio Albergo Trivulzio, bacio tra Totò Riina ed Andreotti e cosi via. Si racconta che il “la” alla stagione di mani pulite fu data da parte di una frangia dei servizi segreti deviati. All’epoca girava voce che per incastrare Craxi qualcuno dei servizi segreti avrebbe fatto trovare sulla scrivania di colui che ritenevano essere il più stupido dei sostituti procuratori di Milano, un fascicolo contenente tutte le notizie per incastrare per una tangente avuta da una ditta di pulizie, Mario Chiesa presidente del Pio Albergo Trivulzio, esponente di spicco del PSI milanese vicino a Craxi. Iniziò così l’era del “tintinnare” delle manette. Come sappiamo quel sostituto procuratore, che tanto stupido non era, iniziò una campagna che portò in carcere molti esponenti della politica e della finanza e al suicidio, per la vergogna, di alcuni grandi imprenditori italiani. Craxi fu costretto a rifugiarsi all’estero. Andreotti riceve un avviso di garanzia per associazione mafiosa, che dopo tanti anni e milioni di euro spesi da parte dello stato, non ha portato a nulla. Il PSI svanisce, la Dc, ad opera di Martinazzoli detto faccia d’ananas si scioglie. Il PCI è pronto per l’attacco finale al potere. Achille Occhetto segretario del PCI dell’epoca aveva messo in campo una “gioiosa macchina da guerra” pronta per l’assalto finale. E così sarebbe stato se non fosse che un quasi ignoto imprenditore dell’edilizia e dell’informazione; tal Silvio Berlusconi gli rompesse “le uova nel paniere”. Preoccupato di un’eventuale ascesa al potere del PCI, SB detto il Cavaliere fonda in pochi mesi, grazie alle sue reti televisive, un partito: Forza Italia con il quale nel 1994 vince le elezioni sbaragliando la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto, costretto a lasciare la segreteria del partito, che nel frattempo aveva cambiato nome in PDS (la famosa svolta della bolognina) e ritirarsi a vita privata. Da quel momento si scatena l’inferno nei confronti del Cavaliere. Un frangia politicizzata della magistratura, delusa per la clamorosa sconfitta ed avvelenata nei confronti dell’autore di quella sconfitta, inizia la guerra dei vent’anni, culminati, come sappiamo, con la condanna di Berlusconi. Vent’anni nei quali l’Italia è rimasta al palo. Anzi, svendendo il Paese al peggior offerente. Per questa operazione fu chiamato un professionista delle svendite; tal Romano Prodi. Nel suo passato, egli, aveva dato prova di grande venditore, vedesi l’IRI, l’Alfa Romeo. Così svende l’Italia all’Europa o meglio alla Germania e con i nostri soldi. Ricordate il contributo per l’ingresso in Europa, solo parzialmente restituito, già da subito dovevamo intuire come sarebbe andata a finire con l’euro e l’Europa. Si sono susseguiti governi di centro-destra e di centro-sinistra ma nessuno ha fatto nulla per il Paese. L’obiettivo principale da una parte era quella di incastrare il Cavaliere e dall’altra, quello di liberare, in qualche modo, Berlusconi dalla morsa dei giudici. Ora il Cavaliere è stato condannato, fra qualche settimana ne sarà sancita la decadenza da Senatore e presto l’interdizione dei pubblici uffici diventerà operativa. Berlusconi è sul letto di morte (politica) e tenta un ultimo colpo di coda: torna a Forza Italia, sperando in una rinascita. Molti lo mollano. “Quoque tu Bruto filii mii”. Angelino Alfano, il figliolo politico del Cavaliere al quale mancava il “quid” per fare il leader, lo abbandona, anzi lo pugnala apertamente, in nome di una stabilità e di un amore per il Paese che non ha mai dimostrato. Tutto si sfascia. La cosiddetta seconda repubblica non ha portato nulla di positivo. Miseria, povertà e avvelenamento sociale ecco cosa ha portato. Ed ora Cosa succederà? Berlusconi non farà la fine di Craxi, esule, ma privo del paracadute parlamentare, alla prima occasione ci sarà qualche giudice che lo metterà in galera dove, vista l’età, finirà i sui giorni. Nel frattempo è iniziata una nuova guerra, quella per accaparrarsi gli elettori che quanto prima saranno orfani del loro leader. Ci sono già le prove tecniche. Alfano e Casini in cuor loro sperano di poter far rinascere la “balena bianca”, “….bianco fior, simbolo d’amor….” Che tante generazioni ha fatto sognare. Fini gli corre dietro. Lui che aveva sfasciato il suo partito, nella speranza che prima o poi il Cavaliere tirava le cuoia per poter prenderne il posto, si è ritrovato senza eredità né arte né parte. Spera che i due in qualche modo lo imbarcano. Storace, Nania, Poli Bortone e company, vorrebbero aggiustare il giocattolo rotto da Fini: tornare ad AN. Tutti si agitano. Tutti si danno da fare per trovare un posto al sole. Tutti pensano alla loro posizione, ma all’Italia e agli italiani chi ci sta pensando. Ormai il popolo italiano è abbandonato a se stesso, in balia dei clandestini, dei banchieri, dei finanzieri e soprattutto in balia della Germania e del suo cancelliere.

 C’era una volta l’Italia e gli italiani.

19/11/2013  

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