CITTADINANZA AI FIGLI DEGLI IMMIGRATI
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CITTADINANZA AI FIGLI DEGLI IMMIGRATI
“ius soli”. Due semplici paroline latine, che stanno a significare il diritto di cittadinanza nel Paese in cui si nasce. Attualmente nel nostro Paese vige lo “iure sanguinis”, cioè il diritto alla cittadinanza se almeno uno dei due genitori è cittadino italiano. Solo in specifici casi, come ad esempio i figli degli apolidi o il ritrovamento sul suolo italiano di neonati con genitori ignoti, si ha il diritto di cittadinanza per “ius soli”. Da un po’ di tempo nel nostro Paese si è accesa una discussione molto forte fra chi vuole concedere lo “ius soli” e chi lo osteggia. Oltre agli stranieri che, ormai da anni chiedono a gran voce questo riconoscimento, anche una certa parte politica, ne invoca l’istituzione. Da quando, poi, la Sig.ra Cécile Kyenge è stata nominata ministro e sulla scia di quanto urlato dal Sig. Presidente della Repubblica, certi giornalisti, quali la ANNUNZIATA, GAD LERNER, ed altri, noti commendatori di sinistra hanno preso la palla al balzo per invitare detta ministra nelle loro trasmissioni è urlare che il riconoscimento del diritto alla cittadinanza per nascita è segno di grande civiltà. Segno di civiltà. Ma che razza di idea hanno questa gente sul concetto di civiltà. Basta adottare lo “ius soli” e si diventa civili? Oltre agli Stati Uniti, la cui introduzione di questo istituto fu una scelta di conseguenza, visto che era un Paese giovane dove, tranne gli Indiani d’America, erano tutti stranieri, la massa dei Paesi che adottano lo “ius soli” sono Paesi del sud America e non mi sembra che siano molto più civili e progrediti dell’Italia. Nel caro e vecchio Continente sono pochi i Paesi che lo riconoscono e tutti con delle limitazioni, anche piuttosto restrittive. Segno di civiltà! Ma quale civiltà! Spesso si gioca con questi termini per nascondere degli interessi di parte. Ma chi potrebbe avere interesse ad istituire lo “ius soli”? Il nascituro? Povera creatura, non sa neanche cosa sia la cittadinanza, almeno fino a quando non avrà l’età della coscienza. Ai genitori? Forse. Agli Italiani? E perché mai gli Italiani dovrebbero avere interessi a dare la cittadinanza a queste creature nate in Italia? E allora? Chi potrebbe avere interesse a concederla, se non a certe forze politiche, da sempre a caccia di consensi da qualsiasi parte essi possano arrivare, anche a condizione di svendere il Paese. Concedere lo “ius soli”, sta a significare dare a questi neonati tutti i diritti concessi ai cittadini. Per esempio, il diritto di soggiornare in Italia. Di conseguenza, anche il o i genitori anche se stranieri del minore cittadino italiano hanno diritto al soggiorno. Ciò vuol dire che gli stranieri che vengono a partorire in Italia, automaticamente hanno diritto a soggiornare nel nostro Paese, indipendentemente se hanno o no un lavoro, se hanno o no un reddito. Riflettete, ogni anno sono migliaia i clandestini che sbarcano sulle coste italiane, se si dovesse introdurre lo “ius soli”, avete idea di quanto aumenterebbero gli sbarchi, soprattutto di gestanti? Ed il Paese, ovviamente, se ne dovrà fare carico dei nascituri, italiani, e dei genitori stranieri. Già in Italia chiunque vi risiede, Italiano o no, ha diritto alle cure sanitarie, all'istruzione, alla casa e tanto altro e forse più che gli Italianio e questo indipendentemente se paga o no le tasse; tanto chi lavora paga per tutti. Forse è il caso che si rifletta bene e non scherzare con le cose serie. Se il figlio di stranieri che risiede stabilmente e legalmente in Italia, una volta raggiunta l’età della ragione vorrà diventare cittadino italiano ne farà richiesta e se ha i requisiti gli sarà concessa. Non vedo onestamente tutta questa fretta a volerlo italiano, e se questi non lo volesse? Dobbiamo aspettare che c’è la restituisca non tanti ringraziamenti? La nostra cara Sig.ra ministra Kyenge, tanto per non sbagliare ha conservato anche la cittadinanza d’origine. Non si sa mai. Riflettete gente, riflettete.
05/06/2013