GLI ATTACCHI ALLA SIG.RA KYENGE
In questi ultimi giorni si sono moltiplicati gli attacchi nei confronti della Sig.ra Cecile Kyenge, Seguite da immancabilI polemiche e querele. Qualcuno l’ha paragonata ad una scimmia, un’altro ad uno scimpanzé che chiede un aperitivo, qualcun’altro lascia il consiglio comunale al suo ingresso in aula. Insomma, la povera Sig.ra Kyenge sembra essere il bersaglio preferito dai leghisti e non. Lei risponde con querele e minacce. Minaccia che se il segretario della Lega Nord non richiama all’ordine i suoi “boys” lei non andrà alla loro festa. E chi la vuole, verrebbe da chiedersi. In ogni caso il segretario Maroni le ha rinnovato l’invito (come vorrei essere presente al momento dell’arrivo) e dichiaratosi disponibile a chiarire il tutto. Certo quelli della Lega Nord vogliono proprio fare i fuochi d’artificio in quel di Milano Marittima. Cara sig.ra Kyenge, gli italiani, indipendentemente da ciò lei ne pensi, è un popolo meraviglioso, ancora con tratti e cultura latini e, come si usava dire una volta di “razza” indoeuropea o europoidi. Mentre Lei, cara sig.ra Kyenge mi risulta essere, sempre come si diceva una volta e senza alcuna offesa, di “razza” negroide. Niente di male, ci mancherebbe. Ritornando sugli italiani. Popolo meraviglioso, di grande generosità, ospitale con tutti, anche con quelli che dopo aver mangiato nel nostro piatto ci sputano dentro. Siamo così noi italiani. Non siamo cattivi, anzi, forse anche un po’ fessi. Non siamo per niente razzisti. Siamo orgogliosi di quello che siamo. Siamo orgogliosi del colore della nostra pelle, siamo orgogliosi della nostra cultura, siamo orgogliosi della nostra religione, delle nostre tradizioni, della nostra lingua, siamo orgogliosi del nostro territorio, siamo orgogliosi della nostra cucina, del nostro modo di vestire, del nostro modo di apparire, siamo anche orgogliosi, se lei vuole, della nostra stupidità, perché è nostra e non di altri. Siamo rispettosi di tutti. Ogni essere umano, indipendentemente dal colore della pelle, dalla lingua, dalla religione, dalle tradizioni, ha gli stessi diritti e gli stessi doveri. Il rispetto sopra ogni cosa e sopra chiunque. Certo esistono Paesi migliori del nostro, meno legati alle proprie tradizione (forse perché magari non ne hanno). Esistono popoli migliori dell’Italiano. Sicuramente. Bene. Invito Lei, cara Sig.ra Kyenge e tutti coloro che la pensano così a traslocare in questi Paesi e convivere con questi popoli. Vede cara Sig.ra Kyenge, questo pseudo razzismo italiano nasce dall’amore che gli italiani nutrono nei loro stessi confronti. Noi italiani vogliamo sopravvivere così come siamo e non vogliamo diventare meticci (in termini più coloriti: bastardi), come Lei ci definisce, noi vogliamo restare quelli che siamo. Punto. Siamo italiani e vogliamo continuare ad essere italiani con tutti i nostri difetti e, forse, anche con quei pochi pregi che abbiamo. Non vogliamo diventare altri. Nei primi anni del secolo scorso molti italiani sono emigrati, hanno portato al seguito le loro credenze, la loro lingua, la loro cucina, i loro usi e costumi, anche i loro difetti, ma non hanno mai cercato di imporre, nei Paesi ospitanti, la loro cultura, la loro religione, la loro lingua, le loro tradizioni, in sintesi, il loro modo di vivere. Nessun italiano, cara Sig.ra Kyenge, ha preso una statua di Budda e l’abbia lanciato dalla finestra, o deriso una mucca a spasso per la città o imposto ad un musulmano di mangiare maiale e bere vino. Nessuno. Non per paura di ritorsione, ma per rispetto. Quel rispetto che nessun immigrato presente e non, Lei compresa cara Sig.ra Kyenge, ha dimostrato nei nostri confronti. Chiunque arrivi in Italia pretende di imporre la loro cultura a scapito della nostra. Così non va bene. Anni fa fumavo e dopo mangiato e bevuto un caffè era consequenziale fumare a tavola. Quando ero ospite di amici che non fumavano o in un ristorante, dopo mangiato e bevuto un buon caffè (sa, anche questo è un piccolo rito italiano), non accedevo la sigaretta. Se proprio non riuscivo a resistere ed era possibile, chiedevo di potermi assentare ed andare sul balcone o fuori a fumare. Ecco cara Sig.ra Kyenge, come noi italiani vorremmo che gli immigrati, di qualsiasi colore, lingua, religione, si comportassero nel nostro Paese. Compresa Lei, cara Sig.ra Kyenge, perché l’Italia non è il Suo Paese, ancorché abbia sposato un italiano e, come Lei stessa ha dichiarato si sente più calabrese di suo marito. Italiani si nasce e non si diventa. Cittadini italiani si può pure diventare, ma dopo aver dimostrato di conoscere e vivere le nostre tradizioni, la nostra cultura, la nostra lingua. Rifletta. Visto che uno scriteriato partito l’ha nominata ministro per l’integrazione, rifletta su chi si deve integrare in questo Paese se gli italiani o gli stranieri. Se dalle sue riflessioni uscirà che chi si deve integrare sono gli italiani, beh, forse è il caso che rassegni le dimissioni perché non vorrei mai che lo pseudo razzismo degli italiani si trasformasse in vero razzismo. Se invece concorda con il fatto che sono gli immigrati che si devono adeguare ed integrare agli usi e costumi del nostro Paese, beh allora cambi politica, si adegui alle nostre tradizioni e convinca quelli come lei ad adeguarsi alla cultura italiana il più in fretta possibile. Con il massimo istituzionale rispetto.
01/08/2013