A CONCA (il braciere)

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A CONCA (il braciere)

Qualche pomeriggio fa, faceva molto caldo, mia moglie ed io ci siamo sdraiati sotto il gazebo del giardino dove arrivava una leggera brezza marina donandoci un po’ di sollievo. Era tanto tempo che non mi fermavo sotto il gazebo e curiosando qua e là con lo sguardo, non trovai un vecchio braciere comprato tanti anni fa a Giarre in Sicilia. Chiesi a mia moglie se sapesse che fine avesse fatto quella vecchia “conca”. Negli anni era stata adibita a molteplici usi: semplice sopramobile, porta frutta, sotto vaso ed infine era finita a fare bella mostra di sé sul tavolo del gazebo. Quel piccolo contenitore di rame, fino a circa mezzo secolo fa, serviva a scaldare le varie stanze delle case ove era presente il più comodo camino. “A conca”. Che ricordi! Mia moglie che, diversamente da me, nato e cresciuto in un paesino dell’entroterra catanese, era nata e cresciuta in città, pur conoscendo “a conca” non l’aveva mai usata. Incuriosita mi chiese se quel piccolo contenitore di rame, riempito di carbone, riusciva a scaldare tutta casa. Gli spiegai che quel contenitore veniva posto al centro di un’altro contenitore più grande in legno chiamato “cuncheri”  ed era sufficiente a scaldare la sola stanza dove esso era posto. Nelle lunghe serate d’inverno tutta la famiglia gli si sedeva intorno. Ci si scaldava, ma soprattutto si stava insieme; mentre la mamma rammendava i calzini o lavorava a maglia, il papà raccontava le sue esperienze, le leggende, fatti realmente accaduti o semplicemente ciò che gli era successo durante la giornata lavorativa. I figli, a volte stavano ad ascoltare ciò che mamma e papà raccontavano o ciò che si dicevano, altre volte chiedevano, domandavano. Quando volevano sapere qualcosa o avevano dei dubbi, chiedevano a papà o a mamma. Si chiacchierava. Si parlava. Così trascorrevano le serate. Così s’imparava a conoscere la vita. Intorno al braciere. Poi, anche nel mio piccolo paesino, cominciò ad arrivare la tecnologia. Arrivò il televisore. Mio padre lo comprò nel ’60. La sera c’era sempre la “conca” accesa, ma non si parlava più, o meglio si parlava poco e quasi sempre di ciò che si guardava o si era visto in tv. Era rimasto poco tempo per parlare d’altro. Giusto a cena si chiacchierava un po’, perché a pranzo il papà e, in molti casi anche la mamma, erano fuori a lavorare. Con il passare degli anni e il diffondersi sempre di più della tecnologia il tempo da trascorrere insieme è diventato sempre meno. Quando si vuole sapere qualcosa, quando un figlio ha dei dubbi, non chiede più al papà o alla mamma, va su internet. Va sul web. Lì, c’è tutto il sapere del mondo. Non serve più aspettare il babbo o la mamma per chiedere, basta un clic. Oggi in ogni stanza c’è un televisore, dopo cena ognuno si ritira nella propria stanza a guardare ciò che più gli piace o a chiacchierare sul web con gli amici o con sconosciuti. Si sta sempre meno in famiglia, si sta poco insieme. La tecnologia ha riformato il mondo, ma forse lo ha sconvolto un po’. Ha allontanato un po’. Mentre quel piccolo, insignificante, contenitore di rame era capace i riunire intorno a sé l’intera famiglia, l’univa, l’amalgamava, la faceva crescere insieme.

 

24/06/2013